Monday, June 19, 2006

Planimetrie instabili

Quasi tutto con lui si è reso sterile.
Dormirei in sua presenza, nient’altro.
Lo trovo un po’ triste.
Mi rendo conto di essere una persona grigia.
O perlomeno di esserlo diventata.
Esattamente come si definiva lui.
Difendo la mia teoria, difendo la mia scelta e difendo me stessa, ma in fin dei conti che cosa resta al di là dell’ostinazione e dell’abitudine?
Mio Dio, forse era vero. Forse l’unica cosa è bruciare, l’unica possibilità di essere vivi, di godere davvero, di toccare la felicità. L’unica via è quella che passa anche attraverso il dolore feroce.
Mi sento priva di slanci.
Priva di aspettative.
Mi sento priva di me.
Dove sono?
Dove mi sono persa?
Dove sono stata abbandonata?

E in verità piango per me.
Perché, come al solito, ci sono arrivata un attimo dopo. Un attimo dopo di lui, che l’aveva persino previsto dall’inizio. Non è un’influenza, per quanto io sia influenzabile, questa cosa ingolfa da un po’ il motore della mio cervello. Anestetizzato fino alla nausea, sono arrivata al punto di trasformare ogni suo impulso in pura ostinazione, in una macchina.

Perché in qualche tempo il mio motore guida era ripartito, si era ricostruito, con una piccola modifica. Non potendo arrendersi e non potendo neppure ostinarsi nel torto, pur di recuperare la sua ragione, ha fatto un'aggiunta. L’ha aggiunto lì accanto, su una delle pareti interne, come parte della planimetria.
Ci può rinunciare?
Certo, può.
Ma la bambina? La bambina può rinunciare al suo unico giocattolo?
L’unico concessole, autorizzato dal guardiano.
No, non può.
Griderebbe e piangerebbe, farebbe troppo rumore ed il guardiano è stanco di sentire rumore e lamentele. Quello le ha dato e di quello si deve accontentare; in cambio non glielo toglierà. Perché sa che lei senza non riuscirebbe a stare.
E con questo ricatto la sta uccidendo poco a poco, la sta trasformando nell’immagine sbiadita sulla parete ben organizzata, la sta rendendo parte dell’ordine. È perchè quell’immagine è cambiata come uno specchio deformante, il bambino che piaceva tanto alla bambina non c’è più, è sparito, il suo riflesso è rimasto vuoto ed inutile. Ciò che lei vede, non è ciò che vedeva allora.
È così che la stanno uccidendo.
Lei era libera nella sua prigione.
Paradossale, ma vero.
Era libera di fare qualunque cosa all’interno.
Era libera di sognare, piangere, ridere, gridare.
Era libera di restare sé stessa.
Ed era per farla rimanere tale che veniva rinchiusa, per essere protetta.
Ma nella prigione è entrata una parte della legge, una parte del piano.
E’ stato concesso l’ingresso di un esemplare sotto sorveglianza.

Ora lei si sta spegnendo.

È stato uno sbaglio.
La mente se ne sta pentendo.
Vuole riportarla come prima, ma non sa come.
L’unico modo sarebbe far scomparire l’immagine dalla planimetria, separarla dal piano o almeno fingere di separarla da esso.
Farlo scomparire da tutto è impossibile, perché lei non vuole.
La mente dovrebbe rinnegarlo, ma come può?
In effetti in parte ci riesce.
L’ha già fatto una volta, dovrebbe farlo definitivamente. Deve farlo scomparire dal piano e far uscire la sua immagine dalla prigione, per farla entrare solo ogni tanto. Così che lei possa averlo, senza diventare grigia, senza cambiare, senza perdersi nella monotonia. Questo è l’unico sistema, prima che la bambina cominci ad odiarlo; deve salvare lei e salvare lui.

2 comments:

nemo said...

Modifiche instabili a noi stessi...
Modifiche instabili alla nostra vita.
E ci cerchiamo ancora, cerchiamo chi siamo? Abbiamo paura di perderci, di ucciderci?
...
Corri Via, e Brucia del fuoco più caldo.
Non esiste più quello che vorresti proteggere. Distruggine il ricordo.

Unknown said...

Non posso convivere con l'idea di essere morta, non ci riesco. Devo poter credere che ci sia qualosa da salvare dentro di me.
Altrimenti chi è che piange?