Thursday, November 30, 2006

Elezioni 2007

Pure se non si vede bene...esprime al meglio il nostro pensiero.

Wednesday, November 22, 2006

Dio

Suvvia, dire che Dio è un bambino capriccioso, forse è esagerato.
D'altronde noi siamo fatti a sua immagine, allora forse...

In fin dei conti gli uomini sono tutti dei bambini capricciosi, non fanno altro che lamentarsi, perché non si accontentano mai; se già tra loro hanno dei problemi a relazionarsi, per una vera divinità deve essere difficile averci a che fare.

Monday, November 06, 2006

To park or not to park

Dio non è morto, sta solo cercando parcheggio. (Woody Allen)

Thursday, September 14, 2006

Sentieri sterrati (postilla)

Il terzo passo era indietro, forse.
In effetti "'lunico uomo che non mi avrebbe mai lasciato" l'ha fatto.
Ora è tutto ok comunque.

Livellazione

Mi sento soffocare dal piattume che mi circonda.
Possibile che riesca ad avere solo due livelli d'esistenza?
(Grigiore e buio)

Esco da uno ed entro nell'altro e avanti così.

Wednesday, August 23, 2006

Acquar - io

Sono a posto, ora.
Più o meno.
Cioè non è che stia bene, però neanche peggio.
Strano...
Ce l'ho fatta anche sta volta.
O forse non ce l'ho fatta neanche sta volta.

Mi sento come in una bolla.
Come se avessi la testa in una boccia di vetro, di quelle da acquario, con dentro i pesci che nuotano intorno. Continuamente.
Ogni tanto manca l'acqua, così respiro io, ma loro là dentro boccheggiano.

Sto di nuovo fingendo?
Ho ricominciato a fingere di stare bene?
Per non stare peggio.

Friday, July 07, 2006

The ending theme

Mi ucciderei, ma mi faccio pena.
Mi ignorerei, ma come faccio?
Sono così tanto stanca.
Stanca di respirare, stanca di esistere.
Stanca di piangere.
Eppure attendo con ansia di farlo perché è l’unica cosa che mi trascina per un attimo.
L’unica, l’ultima emozione che mi resta.

Wednesday, June 21, 2006

Esito o esitazione?

D’altro canto nessuno è come appare, né come vuole apparire.
La perfezione non esiste.

Attenta, l'immagine brucia!

Perdonami, se ti assillo, me.
Potrebbe essere che questo sia il naturale decorso dell’amore:
si spegne poco a poco ed alla fine resta un forte affetto.
È così?
Ho il sospetto che non lo sia.
Continuo a pensare di aver preso un abbaglio.
La verità è che l’ho sopravvalutato.
L’ho creduto una persona buona e sincera, in grado di fare qualunque cosa per le persone cui vuole bene, una persona in grado di amare candidamente, in un modo a me sconosciuto. A questo si è aggiunto un lato crudele e vendicativo, che gli dava un tocco di passionalità. Infine una vena di tristezza e solitudine, pur se a fare da sfondo, lo rendeva una rarità, persino di indole assai sensibile.
La prima verità, base della mia inclinazione, è caduta quando il “pah”, il suo amore candido e puro, si è rivelato un artifizio retorico, per definire una semplice attrazione, distrutta in un batter di ciglia dalla maschera. Il cui trionfo era addirittura stato anteriore. È rimasto un cumulo di macerie sconosciute, menzogna, dopo menzogna.
La seconda è caduta di fronte al suo, vero o falso che sia, servilismo nei confronti dei genitori, associato alla sua totale mancanza di premura nei confronti delle esigenze altrui ed al suo opportunistico ignorarle di fronte ai propri interessi. Per questo allora ho pianto così spesso; mi sembrò mancare totalmente di sensibilità.
La terza verità ha preso la forma di una falsa solitudine, in larga misura scelta personale, la cui causa è riscontrabile in una scarsità di argomenti e nella mancanza della volontà di ampliarli. Non solo, la sua fragilità si è rivelata la prima scappatoia plausibile di fronte ad un qualsiasi ostacolo, ciò che si può chiamare patetismo nell’uomo e vittimismo nella donna. (Anch’io ne sono soggetta e mi do fastidio per questo).
Questa è la fregatura nello scegliere sull’onda della prima impressione.
Soprattutto se si tratta di un’impressione che il soggetto cercava di infondere in qualcun'altra.
Indubbiamente ho preso un abbaglio.
E come consuetudine dei miei schemi mentali, me ne accorgo solo ora che non ho più bisogno di dimostrare a nessuno di aver fatto la scelta giusta.
Tanto tu lo saprai già, comunque sia, grazie.
Ultimamente ti ho persa un po’,
ma ti sto cercando,
perché mi manchi.
Ricorda sempre, che in fondo ti voglio bene.

Sentieri sterrati

Orario record, forse: 3.50.
Di nuovo il Passato Pericolo potrebbe essere un passo avanti a me, con ciò che mi disse, mesi fa.
Tuttavia mi resta un dubbio a riguardo.
Io dovrei aver sporcato il mio prezioso e candido giocattolo.
In verità il mio dubbio persiste.
Sì, era puro e l’ho sporcato ed ora non mi piace più come prima.
Ma per quanta parte la colpa è mia?
Era davvero così candido?
Era davvero come lo credevo?
Non ho invero preso un abbaglio?
Ecco, due passi avanti a me, preciso.
Per questo la previsione è stata: te ne stancherai e lo farai soffrire.
Come potrei farlo soffrire se pensassi di essere nel torto?
Ed il dolore, l’esperienza?
Tre passi: “hai scelto l’unico uomo che non ti lascerà mai”.

Rifletti e rifletti notte

Ho un timore.
La mia razionalità poco alla volta è tornata a posto.
Persino la bimba si è placata e si sta spegnendo poco a poco.
Con una nuova consapevolezza e lucidità ho staccato gli ultimi poster mentali, terrò solo il ricordo della persona che ho amato; l’angelo puro e l’angelo triste che avevano colpito così ferocemente la mia barriera, tanto da riuscire ad impressionarne la prigioniera. Il censore glieli aveva concessi in dono, ma la confezione è risultata ingannevole, tanto che ella non ha più avuto stimoli ed è ritornata alla sua malinconica apatia, più grigia che mai.
Quando tutto è tornato sotto controllo, il fervore si è spento.
Oramai restano la cenere e il tepore di un salotto familiare.
Ed io temo di essere tornata la mamma.

Monday, June 19, 2006

Planimetrie instabili

Quasi tutto con lui si è reso sterile.
Dormirei in sua presenza, nient’altro.
Lo trovo un po’ triste.
Mi rendo conto di essere una persona grigia.
O perlomeno di esserlo diventata.
Esattamente come si definiva lui.
Difendo la mia teoria, difendo la mia scelta e difendo me stessa, ma in fin dei conti che cosa resta al di là dell’ostinazione e dell’abitudine?
Mio Dio, forse era vero. Forse l’unica cosa è bruciare, l’unica possibilità di essere vivi, di godere davvero, di toccare la felicità. L’unica via è quella che passa anche attraverso il dolore feroce.
Mi sento priva di slanci.
Priva di aspettative.
Mi sento priva di me.
Dove sono?
Dove mi sono persa?
Dove sono stata abbandonata?

E in verità piango per me.
Perché, come al solito, ci sono arrivata un attimo dopo. Un attimo dopo di lui, che l’aveva persino previsto dall’inizio. Non è un’influenza, per quanto io sia influenzabile, questa cosa ingolfa da un po’ il motore della mio cervello. Anestetizzato fino alla nausea, sono arrivata al punto di trasformare ogni suo impulso in pura ostinazione, in una macchina.

Perché in qualche tempo il mio motore guida era ripartito, si era ricostruito, con una piccola modifica. Non potendo arrendersi e non potendo neppure ostinarsi nel torto, pur di recuperare la sua ragione, ha fatto un'aggiunta. L’ha aggiunto lì accanto, su una delle pareti interne, come parte della planimetria.
Ci può rinunciare?
Certo, può.
Ma la bambina? La bambina può rinunciare al suo unico giocattolo?
L’unico concessole, autorizzato dal guardiano.
No, non può.
Griderebbe e piangerebbe, farebbe troppo rumore ed il guardiano è stanco di sentire rumore e lamentele. Quello le ha dato e di quello si deve accontentare; in cambio non glielo toglierà. Perché sa che lei senza non riuscirebbe a stare.
E con questo ricatto la sta uccidendo poco a poco, la sta trasformando nell’immagine sbiadita sulla parete ben organizzata, la sta rendendo parte dell’ordine. È perchè quell’immagine è cambiata come uno specchio deformante, il bambino che piaceva tanto alla bambina non c’è più, è sparito, il suo riflesso è rimasto vuoto ed inutile. Ciò che lei vede, non è ciò che vedeva allora.
È così che la stanno uccidendo.
Lei era libera nella sua prigione.
Paradossale, ma vero.
Era libera di fare qualunque cosa all’interno.
Era libera di sognare, piangere, ridere, gridare.
Era libera di restare sé stessa.
Ed era per farla rimanere tale che veniva rinchiusa, per essere protetta.
Ma nella prigione è entrata una parte della legge, una parte del piano.
E’ stato concesso l’ingresso di un esemplare sotto sorveglianza.

Ora lei si sta spegnendo.

È stato uno sbaglio.
La mente se ne sta pentendo.
Vuole riportarla come prima, ma non sa come.
L’unico modo sarebbe far scomparire l’immagine dalla planimetria, separarla dal piano o almeno fingere di separarla da esso.
Farlo scomparire da tutto è impossibile, perché lei non vuole.
La mente dovrebbe rinnegarlo, ma come può?
In effetti in parte ci riesce.
L’ha già fatto una volta, dovrebbe farlo definitivamente. Deve farlo scomparire dal piano e far uscire la sua immagine dalla prigione, per farla entrare solo ogni tanto. Così che lei possa averlo, senza diventare grigia, senza cambiare, senza perdersi nella monotonia. Questo è l’unico sistema, prima che la bambina cominci ad odiarlo; deve salvare lei e salvare lui.

Wednesday, June 07, 2006

Risoluzioni interiori

Avevo intenzione di fare un nuovo post con quello che è successo, perché come volevasi dimostrare era solo l'inizio, ma non mi va di parlarne.
Comunque sia ha chiamato, oramai più di una volta.
E ha scritto un e-mail che ora mi appresto a leggere.

Questa volta non mi lascerò trasportare dalla corrente.
Non cadrò preda dei flutti.
Questa volta sarà lui a perdersi, non io.
Non io.
Ho ritrovato il mio Guardiano.
E' ritornato al suo posto.
Ci ho messo mesi a riportare la quiete iniziale.

Non la perderò di nuovo.

Friday, May 26, 2006

Chi lo sa dove sta il torto?

Ho dovuto cambiare quello che c'era fuori, per far accettare quello che c'era dentro.
Adesso ci sono molte persone che mi apprezzano.
Ero fiera di me per questo.
Sono fiera di me per questo.

Poi, un giorno, è arrivato un tale, un uomo che non voleva crescere, e mi ha detto di starci attenta, perché così facendo stavo trasformando me stessa e non sarei più riuscita a tornare indietro, a ritrovarmi, sarei finita come lui. Ha detto che cercava di salvarsi e voleva farlo assieme a me.

Oh, come sono stata presuntuosa...

L'ho deriso, gli ho detto che a me non interessava, che sapevo benissimo chi ero, che mi ero impegnata a creare ciò che apparivo e che ne ero fiera e volevo tenermelo.

L'ho amato, l'ho molto amato, perché era simile a me. Lo vedevo piangere in fondo al suo cuore. Ho desiderato salvarlo, quanto l'ho desiderato! Tuttavia non sono stata in grado di accettare il compromesso: me per lui. Non potevo perdere tutto quello che avevo costruito con tanto dolore e sono scappata.

Ho richiuso la mia bella bambina nella torre. L'ho lasciata lì a piangere un po', l'ho viziata in altri modi, finché si è rassegnata alla mancanza.

Ma, un giorno, è arrivato un bambino. Lui era proprio un bambino, che fingeva di essere un ragazzo, e quasi quasi ci ero cascata. Era diverso da noi. Era un tutt'uno. Cercava disperatamente qualcuno a cui mostrarsi, a cui dare la propria fiducia, con l'ingenuita di chi è senza paura, con la temerarietà di chi è innocente e non sa nemmeno cosa siano colpa e perdono.

Ha parlato.
A me, che avevo tanto facilmente comprato la sua fiducia.
A me, che mi ero divertita a vedere quanto sarebbe stato facile irretirlo e farmi dire ciò che volevo sentirmi dire.
A me, che non avevo alcun interesse per lui, a parte una sorta di tenerezza ancestrale.
A me, che ero stata mandata. Ero stata assoldata da qualcun altro per forzare il suo cuore e guardarci dentro impietosamente, come un macellaio, per poi riferirne i segreti, affinché potessero essere usati contro di lui, per controllarlo, per possederlo.

Arrivato il giorno della rivelazione definitiva, il giorno che avrebbe visto la tempestiva realizzazzione della mia missione, precipitai nell'abisso. Quel bambino ebbe la capacità di farmi perdere.

Parlò.
Parlò e mi disse che ero quella che apparivo, che mi vedeva come io volevo che mi vedesse. Diede conferma alla mia bravura con la sua ingenuità.
Parlò e disse che per lui questo non aveva importanza. Disse che amava. Amava così, senza vedere. Amava e basta, senza sapere cosa c'era dentro, senza che gli importasse cosa c'era fuori. Amava, ma non me. Parlò e disse che io ero bella, che io ero quasi perfetta, ma non gli importava, perché non era quello che gli interessava.

Il mio mondo crollò. La mia missione tanto semplice e innocua, si era trasformata in una prigione inespugabile. Non avevo via d'uscita e ogni secondo che passava desideravo sempre più che lui fosse mio. Non ho potuto fuggire, imprigionata com'ero tra il mandante, che non potevo e non volevo deludere, e l'obbiettivo del mandante.

Così alla fine, desiderando la preda per me e soffrendo come non mai, ho rivolto il ferro indietro. Ho usato la preda stessa, che era sempre stata nelle mie mani, l'ho fatta colpire e uccidere e l'ho tenuta per me.
Ho vinto.
Ho vinto e ho dimostrato senza gloria che la maschera ha il potere, che sono l'apparenza e il controllo a trionfare. Ho dimostrato che ogni altra cosa è debole.
Ho vinto, calpestando ancora una volta la mia speranza.

Poco dopo ho scoperto che ciò che la preda-bambino mi aveva detto era vuoto. Si era accorto che d'improvviso avevo cominciato a guardarlo, ad interessarmi a lui, proprio adesso che cercava un'altra, e dato che il suo primo interesse ero stata io, per ripicca aveva deciso di punirmi: la ben nota cattiveria dei bambini.

Ho saputo così che lui non era affatto diverso. La maschera aveva vinto sin dall'inizio. Non c'era mai stato nulla e ciò che aveva portato il caos nel mio mondo non era che un accozzaglia di parole, gonfiate apposta. Lui non vedeva al di là, io non avevo compiuto alcuna vittoria.

Non sarebbe mai stato capace di amare la vera "me".

Per questo ho tentennato così tanto quando il tale che non vuole crescere è tornato a dirmi che mi piaceva tanto il mio bel bambino, ma poco sarebbe durata, perché non appena avesse perso la sua innocenza, non appena avesse perso la sua ingenuità, non appena io l'avessi sporcato sarebbe stata la fine dei giochi. Quando è venuto a dirmi: "Noi siamo simili, noi siamo il Male"..."Lo distruggerai e soffrirai"..."Fidati di me, io lo so. Perché non vuoi fidarti di me?"..."Perché continui a temermi?"..."Gli opposti si attraggono, ma non si piacciono..." Quando è venuto a piangere sulle mie gionocchia, a dirmi che lui voleva provarci, davvero, che mi voleva bene.

Tuttavia oramai ero stata incastrata, non potevo rinunciare al mio bel bambino. Piegata al sistema, non volevo più soffrire, ed ero così stanca. Ho scelto e la mia scelta è stata in linea con ciò che sono. Almeno così spero di anestetizzare il mio cuore. In fin dei conti, ho avuto quello che volevo e dimostrato ciò che avevo necessità di dimostrare.

Ho dimostrato che ciò che ho costruito, ciò che ho deciso di dover essere, è invincibile.
Ho dimostrato che la speranza è inutile e che ciò che c'é al di là dello specchio è secondario.
Ho dimostrato che la Torre non deve cadere e spalancarne la porta è quanto di più sbagliato si possa fare.
...e la mia bimba tornerà a farsi abbracciare dalla notte.

Tuesday, May 23, 2006

Autodafé (in onore e merito)

Dopo tutto quello che ho passato per essere apprezzata, come posso rischiare di perdere tutto? Questo penso.
Sono orribile, davvero.
E pensare che c'é stato un tempo in cui credevo che bisognasse essere apprezzati per quello che si era dentro, per quello che c'era al di là. Un tempo in cui i vestiti non contavano, né le parole. Ne ero convinta, davvero. Pensavo che sarebbe arrivata una persona, me ne bastava una sola, e mi avrebbe riconosciuta.
Ho aspettato...
Ho aspettato...
...E ho aspettato.
Mentre perdevo la fiducia sempre un po' di più.
Ho capito che chiudersi era una difesa, che le persone non servivano, che nessuno sarebbe arrivato, che io non lo meritavo, perché ero brutta e qualunque cosa avessi detto sarebbe stata considerata stupida. Ho capito che tanto valeva passare direttamente per stupida.

E' arrivata quella persona.
Era una donna.
E mi ha detto che ero bella e che bastava cambiare un po' i vestiti e l'aspetto per piacere agli altri, che all'inizio nessuno ti guarda per quello che hai dentro, solo dopo lo fa.
Adesso sono molto diversa.

Però dentro di me vive ancora quella bambina. Quella che piange e pensa di essere brutta e pensa che nessuno possa amarla davvero, ma desidera un mondo di favole. Per questo la tengo chiusa laggiù.

Non voglio che veda.

Non voglio che veda qual'è la verità.

Fissazioni grafiche

Niente batte sotto il sole. Niente anima la mia giornata. Solo la solita afa, fuori e dentro di me.
Però stavolta ho delle foto da mostrare.
Posso mostrare il nemico.
Resta da vedere quando lo farò.

In verità io non sono che un mostro. Un essere disgustoso che ha vissuto la sua vita, cercando di abbandonare il regno di emarginazione di cui faceva parte. Sono una persona che rinnegava con tutte le sue forze quegli ideali estetico-sociali che la mettevano sotto giudizio, rendendola sbagliata, imperfetta, aberrante, ma ha finito col farli propri. Forse mi sono sempre appartenuti e al contempo li ho sempre rinnegati, per questo mi disgusto. Lo facevo allora e lo faccio adesso. Dio mio, sono orribile.

Ora dentro di me sono orribile. Ciò che era fuori adesso è dentro.

Wednesday, May 17, 2006

La prima porta (ovvero la rivelazione)

Normalità, chiacchiere.

Senza successione di continuità. "...C'é **** fuori dalla porta". "C'é **** dentro la porta".

Merda. Bestemmia trattenuta.

Voce conosciuta. Riconosciuta.

Chiacchiere, anormalità, ansia.

Vista: lui.

Ecco, il momento. Prima o poi doveva capitare. In fin dei conti non è successo nulla.

Tuesday, May 16, 2006

Il secondo segno (ovvero la Paralisi indotta)

Bar: esterno, giorno.
Due seduti ad un tavolo. Lei beve una birra, lui le parla del più e del meno.

Stasi.

"Guarda, ma quello è ****."
"Cosa? Ma no..."
"Sì, ne sono sicuro. E' lui. E' inconfondibile."
"No...e ci ha visto? No, vero?"
"Sì, ci ha visto."

Lei si accende una sigaretta. "Mondo...perché mi fai questo...?" Parla tra sé e sé.

"Fumi ancora?"
"Lui mi fa paura. Mi viene l'ansia quando lo vedo..."
"Sarà perché ti piace troppo."
"Ma no..." Silenzio. "E' brutto."
"Sì, brutto forte! Con quelle orecchie!"
Silenzio. "...E i denti..."

Insulti da parte di lui, nei confronti dell'altro. Lei si lascia ricadere sul tavolo, rivanga il tempo in cui usciva con l'altro. Dopo poco cambia argomento e continua a bere. Lui cerca di tirarla su.

Fine

Tzé, le pulsioni e il cuore se ne sbattono dei denti. Però le scelte sono scelte. Non si torna indietro. Tanto più se si tratta di un capriccio. Stupida bambina incontentabile.

Thursday, May 11, 2006

Il primo segno (ovvero l'Anticristo)

La miglior arma è sempre l'indifferenza.
Tuttavia a volte in passato si è rivelata un'arma a doppio taglio.
Perché convince le persone di essere poco importanti, le fa persuadere di essere ininfluenti.

Ho sentito irrefrenabile il desiderio di inseguirlo, correre e correre, il più veloce possibile, e fermarlo.

Sono rimasta immobile.

Chiedendo - ma era lui? Era davvero lui? Qui davanti? E da che parte è andato? - con aria pensierosa.

Ancora lo chiederei - da che parte è andato? -, per provare ad inseguirlo, sapendo che non lo troverò.
Desiderando che ci sia e sperando il contrario.

Ho fatto la cosa giusta? Era davvero la cosa giusta? E' davvero la cosa giusta?

Desidero rivederlo ed è la cosa che più temo.

Si è preso gioco di me a lungo, lo so, ha deciso di ravvivare il suo interesse, il suo desiderio per me, quando ha capito che ero io ad essere più vulnerabile, che ero quello che faceva al caso suo. Fino ad un attimo prima lui si teneva nascosto nel suo mantello di ipocrisie ed aculei. Fino ad un attimo prima ci temevamo e ci fiutavamo, lui era il cacciatore ed io la preda, ma per lui era il contrario, fingeva di essere carnefice e si sentiva vittima.

Sono fuggita.
Il più lontano, il più veloce possibile.

Wednesday, May 10, 2006

Essere o non essere

Forse adesso sono felice o forse no.
Forse mi sto divertendo o forse annoiando.
Almeno c'é il dubbio.
Di solito non c'é...è gia qualcosa, forse.

Friday, May 05, 2006

Di nuovo questo problema.

La sua è la perversione di una volontà che vuole l’oggetto, ma non la via che vi conduce e insieme desidera e sbarra la strada al suo desiderio.Agamben (riferendosi alla”tristitia” dell’uomo medievale)

Ce l'avrò sempre?Perché penso ancora a lui?
Eppure non lo voglio...O forse sì...
Almeno non come vorrebbe lui...O forse sì...

Insofferenza

La luce è pazzia.

Monday, April 10, 2006

"Tempo" - i più resistenti

Fammi un piacere.
Se devi usarmi, buttami subito dopo.

Sono usa e getta, perciò, ti prego, fallo una sola volta.
E mi raccomando buttami via come si deve; non inqunare l'ambiente che ti circonda con la mia presenza.

La filosofia dell'usa e getta

Hai bisogno di qualcuno che ti dica che sei superiore?
Beh, io te lo dico!
Sei superiore!
Lo sei e basta.
Non hai bisogno di nessuno.

Vuoi bene a qualcuno, questo qualcuno ti ricambia, e allora?
Cosa vuol dire?
Niente.
Finirà.

Vuoi sapere la verità?
Puoi vivere benissimo anche senza di lui.
Respiri lo stesso, mangi lo stesso, ti muovi lo stesso.

La verità è che il cuore è utile solo se considerato un muscolo che pompa sangue.
I sentimenti servono a rendere questa soap sulla tv di Dio più divertente.
Niente di più.

Thursday, March 16, 2006

Salami,muli e annessi

Sto indossando dei jean tremendamente scomodi, strettisimi, solo per dimostrare a mia madre che li ha comprati troppo piccoli, che ci potevo entrare. Risultato: mi dicono che sto bene, ma sto soffrendo da sta mattina e l'unica che non mi ha visto è lei.
Mi faccio una nota.
Mai più una cazzata simile, possibilmente.
So che sono troppo orgogliosa e insicura per non ricascarci...
Vabbé, soffro, tant'é.

Monday, February 27, 2006

Verbale dei motivi

Ho pianto.
Non abbastanza, ma l'ho fatto.
Sono riuscita a fermarmi.
Ma sono perennemente sull'orlo della lacrima.
Se potessi permettermelo,
se trovassi un valido motivo (la scusante),
piangerei fino a prosciugarmi.
Eppure non c'è
e se c'è non lo vedo,
perché oramai la mia scala di importanza delle cose ha perso ogni credibilità.
E troppo sballata.
Vedo una pagliuzza-elefante e un elefante-farfalla.
Non so che fare.
Non so che fare di me.
Non so che fare di noi.
Non so che fare del presente.

Piangerei fino a star male e starò male fino al pianto.

Il mio ragazzo è tornato, ma non so quando ci vedremo. Sembra un valido motivo?
Non lo è. Avrei una sfilza di cose da aggiungere a questa per trasformarla in un valido motivo.

Ma sarebbe ingannare me stessa.

Dice che è difficile sopportami, una persona negativa come me, dopo aver visto tante persone positive; eppure l'avevo avvertito. Dice che sono fortunata perchè è paziente. Dice che le mie crisi sono ingiustificate. Che i traumi non esistono.
A me lo dice?
Come se non lo sapessi già.
Sono io.

Sono io il trauma.

Sono io che non ci sono portata.

Sono io che sono fatta male.

L'unico valido motivo per cui piangere, sono io.

Friday, February 24, 2006

La Storia infinita

Ho un blocco. Come un qualcosa che ti sale da dentro e si arrampica fino a soffocarti; quando vorresti piangere, perché non sai dove sbattere la testa. Proprio fisicamente, intendo, prenderesti a calci o testate qualunque cosa e sai che non puoi.
E ti guardi intorno e pensi intorno, a cose scollegate, cercando di ritrovare sotto le macerie delle tue aspettative la carica che ti ha animato in passato, ma non trovi niente.
Niente.
E come fai a piangere, per cosa?
Potresti farlo per qualunque cosa, ma non ci riesci.
Perché ci sono così tante cose che ti deprimono, che hai parua che non ti fermeresti più.
Per questo non puoi cominciare.
Non puoi, non puoi mollare proprio adesso e lo sai.
Perché, diamine, sei solo all'inizio!

Wednesday, February 22, 2006

Problemi tecnici

Ultimamente realizzo sempre più che sono una potenziale fallita.
Insomma quest'università non va avanti, lavoro non c'è l'ho più, studiare non c'ho voglia.
Dovrei vergognarmi.
Com'è possibile che gli altri ci riescano così tranquillamente?
Possibile che non siano nauseati all'idea di un altro libro, di un altro giudizio?
Sono indietro e dovrei veramente darmi una mossa.

Tuesday, February 14, 2006

Oligarchia costituzionale

Ho notato un'intro molto carina in un blog (per intenderci il tuo nemesis).

A volte ci s'inganna nel pensiero che essere diversi sia essere unici. Si sviluppa una particolare forma di vanità (tipica del carattere psicopatico, come cita il Manuale di analisi del suddetto), che spinge a ritenere la propria una superiorità intellettiva. Nondimeno il motivo principale di questa diversità e proprio l'incapacità di omologarsi agli standard sociali o meglio ancora l'inadeguatezza nei confronti di simili standard, si tratta di una volontà o peggio di una necessità di differire che spinge il soggetto fino all'estremo in cui egli è solo in mezzo agli altri.
Nessuno può vivere solo, poiché uno dei bisogni primari è quello di essere capiti.
E' un circolo vizioso, si invidia la posizione di coloro che vivono nella normalità, ma allo stesso modo la si disprezza, considerandola uno stato di inferiorità mentale; il prototipo dello "stupido e felice". Tanto che si finisce col crogoiolarsi nel proprio stato di apatica e velenosa auto-ammirazione: "io posso capirmi, perché io sono all'altezza, io posso stimarmi".
Ma io è limitante.
Allora si desidera che si trasfomi in un "alcuni" possono, gli altri no.

Ed ecco la nostra corsia che si riempie.

Ironia della sorte, la superiorità e l'isolamento necessitano di partecipazione per essere tali, così si cede un po' di una un po' dell'altro per poter essere riconosciuti come individui.

Forse questo è anche il motivo per cui si comincia a tenere un blog.

Thursday, January 19, 2006

Fallimenti strategici

Le feste sono andate e io sono ancora disoccupata.
Rivorrei indietro il mio lavoro, mi manca e, sarà scontato, mi mancano i soldi.
Mi manca un po' tutto; la gente, la compagnia, i computer, la macchinetta del caffé, la cicca dopo il caffé, lo starmene seduta sul gradino, la saracinesca sgangherata da aprire e chiudere, le chiacchierate. Ci passavo il tempo lè dentro e per di più in maniera produttiva. E' stato una buona cosa.
Sarei molto contenta se riaprisse.
Anche Orso mi manca un po', ogni tanto ci penso e non credo sia un bene. Cioé non rimpiango la possibilitù perduta, solo la sua compagnia, mi divertivo molto con lui.

In effetti non realizzo ancora appieno cosa significa avere una relazione. non padroneggio ancora l'idea che Nicolò sia il mio ragazzo. E' come se non me ne rendessi conto.

Mi sembra che sia stato tutto troppo passivo.

Non è cambiato poi molto tra noi, se non fisicamente, anzi nemmeno ci vediamo.
A volte realizzo che per esempio non posso tradirlo o cose così, ma la mia vita non è cambiata per niente, è come se lui non ne facesse parte. Questo lo rende il mio ragazzo?

Che strano...non vorrei nulla con lui, eppure mi manca Orso.
(...ovviamente mi manca anche Anna...in effetti secondo la mia personale economia militare, la soluzione migliore avrebbe dovuto essere quella di stare con Orso e tenersi sia Anna che Nicolò.)

Purtroppo sono un'incapace e non rispetto mai i miei progetti come si deve.