Thursday, October 27, 2005

Il dilemma di Dio

La mia domanda sospesa persevera nella sua solitudine. Non ha ancora avuto risposta.
In compenso ho indotto in qualcuno un comportamento che non gli apparteneva, per puro bisogno personale o egoismo che dir si voglia. Sono insoddisfatta; il padrone che ordina al servo di ossequiarlo è patetico. Tuttavia le lunsinghe, pur se indotte, continuano ad essere lusinghiere e qui sta il dilemma: come dovrebbe fare un padrone, che voglia essere rassicurato sul ruolo che occupa, ad ottenere ciò che desidera, se non ordinandolo? Riscontrare l'obbedienza non è forse il migliore tra i modi di dimostrare la propria importanza? Ma, la necessità di richiedere un simile servigio, non è forse anche la dimostrazione lampante dell'inferiorità del padrone?
Ora, come dovrei interpretare un simile servilismo, da parte di qualcuno che si è definito esso stesso servo?
Il fatto che egli sia disposto a fare qualunque cosa aggradi il suo padrone è gratificante, ma allo stesso tempo svilente, poichè niente di tutto ciò che gli viene richiesto nasce da un suo impulso spontaneo. Ora, questo non interesserebbe a un padrone privo di sensibilità, bensì ciò che gli risulterebbe lampante è soltanto il servigio, ma se si possiede un minimo di rispetto del prossimo o ancor meglio di amor proprio, il desiderio muta automaticamente in qualcosa di diverso: perchè il mio servo non dovrebbe servirmi di sua spontanea volontà, detenendo il grado massimo della sua possibiltà di arbitrio? Perchè non desidera egli stesso di servirmi? E se già lo desidera non dovrebbe essere, questo suo intento, manifesto attraverso il comportamento ch'egli tiene nei miei confronti?
Ecco il dilemma di Dio.
Il più vecchio al mondo.
D'altronde come può il servo conoscere le esigenze del padrone, se non è quest'ultimo a comunicargliele? E come può il padrone considerare come libere e volontarie le azioni del servo, dopo avergli comunicato la propria volontà?
E' una strada senza uscita, un cane che si morde la coda, un bivio su due strade parallele e coincidenti, ma diseguali.

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